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FIUME VOMANO
26 marzo 2005
Saper rinunciare
Il resoconto che sto per 
descrivere è leggermente diverso dai racconti canoistici che fino ad oggi si 
sono susseguiti sul sito del Gruppo Cane Roma.
Il protagonista è il fiume Vomano, il fiume più bello e il più impegnativo del 
centro Italia.
Le abbondanti nevicate che ci sono state questo inverno hanno accumulato tanta 
neve che come consuetudine in primavera rilasciano acqua che portano ad 
ingrossare i fiumi.
Uno di questi fiumi è proprio il Vomano in Abruzzo e questo inverno di neve ne 
ha fatta veramente tanta.
Già mercoledì scorso Maurizio, Carlo, Claudio e Federico decidono di scenderlo 
provocando una certa invidia a chi, per un motivo o per l’altro, non ha potuto 
partecipare, compreso il sottoscritto.
Scatta subito l’idea di creare un altro gruppo per scenderlo il sabato 
successivo, molti del Gruppo Canoe Roma per quel giorno non saranno presenti, 
vanno in Calabria sul fiume Lao e il numero dei partecipanti si restringe sempre 
di più, dopo varie telefonate il gruppetto si crea, Claudio il Duca, Carlo 
Alberto, Paolo ed io. Prima di affrontare un fiume, il desiderio d’informazioni 
aumenta, già lo stesso giorno telefono a Carlo. Sono appena scesi dal fiume, la 
voce al telefono non è delle migliori, è andato tutto bene, ma hanno incontrato 
delle difficoltà, ingannati da una valutazione errata sul livello, durante la 
discesa si sono resi conto che l’acqua era troppa e quindi vuoi per il poco 
tempo a disposizione, vuoi per le difficoltà sempre maggiori interrompono la 
discesa. Gli dico che era mia intenzione scenderlo il sabato, Carlo non mi dice 
no, ma spiega che la discesa deve essere organizzata molto bene. Già questa 
prima telefonata non m’incoraggia molto, devo capire, voglio sapere quanto è 
stata una valutazione soggettiva od oggettiva. Il giorno seguente parlo con 
Tiziana al telefono che si fa raccontare da Maurizio com’è andata, anche la sua 
telefonata non è delle migliori non è un invito a non andare, ma traspira molto 
una forte preoccupazione. Cerco di scambiare opinioni con Carlo Alberto, Paolo e 
soprattutto il Duca, persona con una buona esperienza di discesa dei fiumi e 
affidabile nel valutare le difficoltà. 
Già le difficoltà, prima di scendere un fiume soprattutto quando è impegnativo 
bisogna valutare vari aspetti, tra i quali:
- La propria attrezzatura, 
portare con se tutti i dispositivi di sicurezza come la corda da lancio, la coda 
di vacca, la pagaia di scorta, la cassetta del pronto soccorso e verificare se 
la canoa che abbiamo è adeguata alle caratteristiche del fiume .
- Gli aspetti ambientali
Il fiume che si scende, si conosce bene o c’è qualcuno del gruppo che lo 
conosce? Quali sono i tratti più difficili? Ci sono dei trasbordi? Esistono vie 
di fuga? Qual è il livello del fiume? 
- Valutazioni delle persone
Gli altri canoisti sono all’altezza? Ti potranno dare una mano in caso di 
difficoltà? 
Ma soprattutto la valutazione personale
Sono in grado si scendere un fiume difficile?
Quale è il mio limite?
Riuscirò a mantenere la concentrazione fino alla fine? Un fiume che presenta 
tutti passaggi di IV e V grado significa non potersi rilassare mai e dopo tanti 
passaggi, la stanchezza affiora, le forze diminuiscono e il rischio di sbagliare 
aumenta.
Se è presente nel gruppo qualcuno meno bravo di te, riesci ad aiutarlo in caso 
di difficoltà?
I giorni e i dubbi scorrono, 
arriva il sabato e si parte.
Si scherza e si ride sulle proprie preoccupazioni siamo tutti e quattro agitati, 
ma decisi a proseguire. Arriviamo al paese Aprati e lì incontriamo con gradita 
sorpresa Luca di Siena, anche lui insieme a due amici intenzionati a scendere il 
fiume.
La prima cosa che si fa è andare personalmente a controllare il livello, si fa 
all’imbarco del primo tratto.
Essendo impegnativo questo fiume anche se non è lungo, la discesa la si può 
dividere in tre tratti, notoriamente il primo e il secondo sono più difficili 
del terzo. 
Il panorama è affascinamene ma preoccupante, una carica d’acqua potente ai 
nostri occhi ci mette in difficoltà.
Decidiamo di andare a vedere il livello al terzo tratto, peggio che sopra.
Questo tratto l’ho fatto nel passato, due volte, la prima volta male, la seconda 
bene, ma oggi la corrente è più veloce, esattamente il doppio della volta 
passata. Le domande che mi faccio sono? Riesco a rinunciare senza pentirmi? A 
volte mi sottovaluto, sto facendo lo stesso anche oggi? 
Poi mi rendo conto che non sono solo io a decidere ci sono anche altre sei 
persone insieme con me, i fiumi si scendono in gruppo e non da soli. La scelta 
non è facile passa del tempo prima di decidere, alterno momenti di sicurezza ad 
altri di paura, ma dentro di me aspetto che qualcuno dica quello che sentivo 
dentro, non si scende.
Questo avviene e il gruppo prende bene la decisione, nel frattempo incontriamo 
altri canoisti (pare che mezza Italia canoistica, i famosi top paddler si siano 
dati appuntamento qui) che stanno preparandosi a scendere, ci invitano a 
scendere insieme, non è facile dimostrare agli altri che non ce la sentiamo, 
dimostrare i propri limiti dimostra coraggio e quello oggi non ci manca, 
ringraziamo e confermiamo il nostro no a non scendere. Magicamente la fame 
prende il sopravvento, chissà perché, ci fermiamo ad un bar e con un panino in 
mano e la cartina stradale nell’altra, cerchiamo un fiume in alternativa.
Il fiume Salto è la nostra meta, partiamo e dopo un’ora di macchina arriviamo, 
su questo (almeno per me) nuovo fiume.
Potrei stare qui a scrivere un intero resoconto su questa discesa, ma non è 
quello che oggi mi sento di fare, mi limiterò nel dire che è stata una bella 
discesa, un tratto di gole impegnativo e divertente, insomma, una bella 
giornata.
Torno a casa con mille domande, ma sicuro di aver preso la scelta giusta, 
comandata non dalla vigliaccheria ma da una attenta valutazione di tutte le 
forze in gioco, il Vomano è lì che aspetta e io devo ancora crescere, prima di 
affrontarlo.
Francesco Lovascio